Descrizione
Eccomi qua cara Alma, ho letto le tue poesie come prima cosa, appena arrivata in ufficio, con la tazza di caffè e latte di avena annacquato che mi porto da casa, ed è stato come ascoltare una cara amica che mi parla da dentro, di sé, di me, di tutti. I vuoti e le assenze che i ricordi e le presenze non sono capaci di colmare, solo evidenziare. E ho pensato che, pur fatte entrambe di pensiero, le assenze sono più dense delle memorie, è il dolore della perdita che dirada e indebolisce la forza delle ultime.
“Cosa ti saresti ricordato di me?” Ricordare le piccole frasi d’amore ricevute nel corso della vita per farne una coperta che ripari un pochino dal freddo, il peso dell’amore.
Quell’attesa del giorno, sapendo che poi le ore passeranno lente, in attesa della notte e ancora del giorno, e penso a mia nonna che mi diceva vien sera e vien mattina, e aveva un altro senso, perché quando perdi la voglia di vivere, giorno e notte che si alternano sono solo due diversi tipi di inferno.
Prendo un altro sorso del mio beverone e mi sembra dolcino, quasi buono, mentre penso alle cose e persone della mia vita che dovrò prima o poi lasciare andare, il terrore sotteso dei cambiamenti, dei rimbombi nel nulla che tu hai descritto così bene.
Per cui, cosa vuoi mai che ti dica, Alma, se non che sono bellissime.
Lorella Fontanelli
